IL PROCESSO DI K

IL PROCESSO DI K

ispirato a Il processo di Franz Kafka
testo e regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Alex Cendron, Dario Merlini, Matthieu Pastore, Alice Redini
luci Andrea Diana
scene e costumi Erika Carretta
assistenti alla regia Umberto Terruso, Marta Belloni, Vanessa Korn
track musicali ed effetti sonori Marta Belloni, Umberto Terruso
voci registrate Alice Redini, Umberto Terruso
produzione Teatro Filodrammatici

foto Umberto Terruso

IL PROCESSO DI K

“Il processo di K” è un’eccitante lettura contemporanea del profetico classico di Franz Kafka, lasciato incompiuto dall’autore nel 1917, che diventa, in questa versione di Bruno Fornasari, ritratto grottesco, ironico e dissacrante di una società contemporanea cieca ai rapporti umani e in balia di protesi tecnologiche incapaci di soccorrerla.

Nel giorno del suo trentesimo compleanno Josef K, dirigente di un’importante banca d’affari internazionale, scopre di essere stato arrestato. I due funzionari che gli recapitano la notizia, lo avvisano che d’ora in avanti potrà ottenere assistenza presso un call center e che, in linea con la procedura attivata, dal suo cellulare si potranno soltanto effettuare chiamate d’emergenza.

Josef K va in ufficio come sempre, pensando d’essere vittima di qualche scherzo da parte dei colleghi, ma quando scopre che anche il centro servizi del suo gestore telefonico è al corrente del processo in corso, cerca di scoprire che cosa stia davvero accadendo.
Da qui prende il via il processo ambientato nella generazione dell’assistenza informatica e del customer care, dove il controllo dei dati e la percezione della realtà sono continuamente influenzati da entità invisibili che dettano le regole e fanno del singolo uomo un ostaggio numerico: non più persona ma utente, non più individuo ma procedura.

La grossa organizzazione, che sembra presiedere al processo in corso, spinge infatti Josef K ad entrare in contatto con un mondo grottesco, fatto di body scanner pensanti, priveé sado/maso e attese infinite al numero verde.

Truffato dal suo avvocato e costretto a chiedere aiuto ad un hacker appassionato di musica neomelodica, K cercherà disperatamente di scardinare il misterioso sistema burocratico che  lo vuole condannare.

Ma la macchina della giustizia pare inesorabile.

“Il processo, interpretato di solito come romanzo di critica al paradosso burocratico che, mentre predica efficienza, razzola immobilità e alienazione, diventa oggi, per noi, un processo di trasformazione dell’uomo da una condizione di anestesia ad uno stato di lotta con se stesso, con l’immagine che ha di sè, con il proprio destino.
Ma in tutto questo, come ci ricorda Ladislao Mittner, critico e autore di Kafka senza kafkismi (La letteratura tedesca del Novecento, Reprints Einaudi), si dovrebbe anche ridere, se davvero si vuol rispettare la volontà di Kafka.
Kafkiano, no?”

Bruno Fornasari