IL GREGARIO

IL GREGARIO

testo e regia Sergio Pierattini
con Alex Cendron e Sergio Pierattini
costumi Sandra Cardini
luci Paolo Casati
scenografia Tommaso Bordone
produzione Valdez Essedi Arte

IL GREGARIO

“Il Gregario” è ambientato nell’estate del ’46, durante il primo Giro d’Italia del dopoguerra. Due oscuri gregari del mitico Bartali rientrano nella stanza d’albergo, stremati dalle fatiche della tappa, che ha visto il più giovane dei due ottenere la prima, e probabilmente, unica affermazione della sua carriera. Il campione gli ha, infatti, concesso di tagliare il traguardo per primo. Se per il ragazzo veneto è il giorno più importante della sua vita, per il suo compagno di stanza, un oscuro e sfiancato corregionale di Bartali, il destino è invece amaramente segnato. In squadra non c’è più posto per lui. In un dialogo serrato ed aspro emergeranno vecchi rancori, frustrazioni mai sopite e sembrerà di assistere, più che ad un congedo, ad una resa dei conti tra vincitori e vinti.

Ho scritto questo testo nel 2001, nell’ambito di un progetto che aveva nome “Grand Hotel Italia”, una serie di microdrammi ambientati in una stanza d’albergo che raccontavano la storia del nostro paese. La rassegna andò in scena, in un paio di serate, al teatro Argot di Roma. Quando nell’estate del 2009, Anna Giannelli mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto portare al Festival di Radicandoli dedicato all’amico Nico Garrone ho pensato subito al “Gregario”. Molti, tra quei pochi che hanno avuto l’occasione di vederlo in quell’edizione ridotta del Teatro Argot, lo giudicano uno dei miei lavori più riusciti per il crudo realismo, l’ironia, il cinismo e la grande umanità che sprigiona dai due protagonisti. Quella che racconto è un Italia che le immagini in bianco e nero del ciclismo e dei grandi campioni di allora come Coppi e Bartali hanno reso mitica. Un Italia ingenua, povera e desiderosa di riscatto che sembra l’esatto contrario di quella di oggi, truffaldina e ormai rassegnata alla decadenza. Il filo di speranza che traspare alla fine della vicenda dei due gregari, può, attraverso il riso e la commozione che suscita, farci riflettere su quello che eravamo e che siamo diventati e indicare ai più ottimisti e spero non solo a loro, che, come capita i due malridotti ciclisti che vediamo in scena, tutto non è irrimediabilmente perduto.

Sergio Pierattini