PPP. PROFETA CORSARO

PPP. PROFETA CORSARO

testi di Pier Paolo Pasolini
drammaturgia Leo Muscato e Laura Perini
con (ordine alfabetico) Marco Brinzi, Alex Cendron, Milutin Dapcevic, Gianluca Pantosti, Maria Pilar Perez Aspa e Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
direttore Marco Angius
ideazione e supervisione musicale Fondazione Haydn di Bolzano e Trento e Teatro Stabile di Bolzano
regia Leo Muscato
visual designer Luca Attilii
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi

coproduzione TEATRO STABILE DI BOLZANO e FONDAZIONE HAYDN DI BOLZANO E TRENTO
in collaborazione con CENTRO SERVIZI CULTURALI SANTA CHIARA DI TRENTO

PPP. PROFETA CORSARO

“Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza:
se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta;
dall’essermi messo in condizione di non avere niente da perdere,
e quindi di non essere fedele a nessun patto che non sia quello con il lettore.

Pier Paolo Pasolini

«Un’opera “sferica” perché la figura di Pier Paolo Pasolini abbraccia più campi del Sapere. Ha attraversato la critica letteraria, quella sociale, è stato regista, poeta, divulgatore. In tutte le sue opere ci sono intuizioni e testi che riguardano più campi. Anche quando parla di cinema, lo fa comunque da poeta».

Giorgio Battistelli, direttore artistico dell’Orchestra Haydn, inizia a definire così PPP. Profeta Corsaro, che la Fondazione Haydn e il Teatro Stabile di Bolzano, in collaborazione con il Centro Servizi Santa Chiara di Trento, propongono in scena in questi giorni di ottobre 2022.

Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Ostia, 2 novembre 1975) è di quest’opera il motore, il moltiplicatore e il demiurgo.
Un protagonista inevitabilmente inquieto di anni difficili e spesso smarriti della storia italiana, che lo scrittore volle raccontare anche nel film Teorema girato, oltretutto, nel fatidico 1968 e con la cinepresa imbracciata da lui stesso. Dunque con piccoli tremolii d’immagine nel prodotto finale e che sono anch’essi un segno. «Mi considero un poeta
con la cinepresa in mano», così Battistelli ricorda questa fiera e libera affermazione pasoliniana.
«Della dimensione creativa di questo spettacolo ho parlato a lungo con il regista Leo Muscato e con Walter Zambaldi, direttore del Teatro Stabile di Bolzano,
e con Zambaldi abbiamo pensato sin da subito ad un’opera anche divulgativa senza, attenzione, semplificarla», tiene a dire Battistelli. L’orchestra sarà diretta da Marco Angius. E perché “Profeta Corsaro”? «Imprevedibile ma assolutamente libero – risponde Battistelli – Pasolini rivendicava anche il diritto di potersi contraddire. Una posizione che un intellettuale a tutto tondo come lui poteva permettersi».
Giorgio Battistelli arriva, non a caso solo dopo un ragionamento e un bouquet di ricordi di Pasolini, alla sua definizione dell’allestimento: «Potremmo definirlo affresco polifonico per voci di attori e orchestra. Con interventi recitati concentrati prevalentemente su Lettere luterane, Scritti corsari e alcune sue poesie».
E ancora: «La Fondazione Haydn e il Teatro Stabile di Bolzano ricordano così il centenario della sua nascita, ma offrono anche ai giovani una occasione per conoscere questo grande protagonista. Su consumismo, l’omologazione antropologica e difesa della vita e delle classi sociali, è oltre tutto attualissimo».
Per Walter Zambaldi (direttore TSB), «già al primo incontro Battistelli ed io abbiamo pensato di collaborare. La sua proposta di dedicarci a Pasolini mi ha entusiasmato. In un attimo abbiamo immaginato l’unione tra musica e parola e per me è stato naturale pensare a Leo Muscato come regista. Le sinergie fra Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Haydn e con il Centro Servizi Santa Chiara di Trento: cosa c’è di meglio di mettere insieme istituzioni diverse e importanti senza neanche essere obbligati a farlo? Per una grande apertura di stagione e in nome del teatro “non settoriale”».

LA REGIA
Il regista Leo Muscato (anche autore insieme con Laura Perini) ha lavorato soprattutto sull’antologia Scritti corsari, poi su Lettere luterane avendo come meta «lo sviluppo e la drammaturgia partendo da un nostro discorso complesso a proposito della mutazione antropologica, uno dei cardini del pensiero pasoliniano. Perini ed io ci siamo fatti l’idea che per Pasolini fosse quasi un’ossessione, quella mutazione di cui tanto ha scritto nei primi anni Settanta. Anche profeticamente».
Sette brani musicali “incontrano” gli interventi attoriali. «Nella maggior parte dei casi musica e attori dialogano, quasi come gli attori cantassero – argomenta Muscato – e nessuna di queste due cifre espressive supera mai il pensiero e la parola di Pasolini».
«Un’opera per cinque attori, insieme con la musica e che bada anche all’aspetto visivo – è sempre Muscato a parlare – con immagini di Roma e dei film pasoliniani. Gli attori interpretano anche frammenti delle sceneggiature dei film Mamma Roma e Ostia, “dicendo” anche le loro didascalie. Le quali sono anch’esse poesia. I cinque attori incarnano cinque Pasolini diversi. Tra loro anche una attrice».
Due i componimenti poetici tratti dalla antologia Poesia in forma di rosa (1961- 1964), catalogate come Pasolini feto adulto e Ho voluto la mia solitudine.
Undici frammenti tratti dall’antologia Scritti corsari si amalgamano (o, solo, si incontrano) con altrettante schegge musicali. Muscato e Perini hanno scelto,
tra le altre, citazioni da Il matto. Pasolini in dialettica sofferta con una sinistra che non lo comprende (1974), Calvino comprendimi…, poi La tristezza del cascherino, Pasolini linciato: il PCI cieco, Il papa pellerossa: la Chiesa è inutile al Potere e Il Papa nello scantinato di Tormarancia, tutte, ancora, pubblicate nel 1974.
Dodici i frammenti dalle Lettere luterane, sempre recitati in confronto con le musiche. Tra loro, Il teatro greco e la predestinazione dei figli e, da Gennariello, trattatello pedagogico.

LA MUSICA
L’Orchestra Haydn è diretta in questa occasione da Marco Angius, eccellenza della bacchetta, non solo italiana.
«La musica compare in PPP. Profeta Corsaro sia per collegare diverse sezioni dell’allestimento, in altri casi come commento e colonna sonora – dice il Maestro Angius – e anche in alcuni casi come Fragmente e dunque non eseguiti per intero. D’accordo con Leo Muscato, io ho studiato anche la parte drammaturgica e lui anche la parte musicale in numerose sessioni di prove con l’orchestra e con gli attori. In alcuni casi nello spettacolo testi e musica si sovrappongono».
L’orchestra suonerà musiche di Bach, Barber, Ives e Pärt e non solo. «Tutti brani con un alto grado speculativo, di astrazione musicale – precisa Angius – Pasolini amante anche della musica? Mi interessa molto che in alcuni rari casi i suoi testi siano stati anche fonte di ispirazione musicale». E per approfondire le scelte musicali, eccone i titoli originali. Si andrà dall’Offerta musicale di Johann Sebastian Bach a The Unanswered Question di Charles Ives, per proseguire con un’improvvisazione per sole percussioni, con Fratres di Arvo Pärt, la Fuga (Ricercata) a sei voci di Johann Sebastian Bach nell’orchestrazione di Anton Webern e l’Adagio di Samuel Barber.

Giancarlo Riccio

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