Correva l’anno 1924, l’Italia non aveva ancora avuto una grande enciclopedia universale, se non per rifacimenti e adattamenti di opere straniere, ma fu allora che l’imprenditore tessile Giovanni Treccani «venne avvicinato dagli amici Ferdinando Martini e Bonaldo Stringher che, conoscendo il suo mecenatismo, (…) gli proposero la pubblicazione di una grande enciclopedia italiana». Il Treccani accolse con entusiasmo la proposta che portò alla nascita della famosa Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, ma poi arrivò il 1945 e dall’intuizione di Silvio D’amico nacque l’idea di una enciclopedia dello spettacolo con un primo progetto in quattro volumi e dedicato inizialmente al solo teatro.
L’opera del D’amico affrontò un po’ di traversie e cambiamenti vedendo finalmente la pubblicazione a partire dal 1954 con nove volumi usciti annualmente fino al 1965. L’Enciclopedia dello spettacolo si estende per oltre 18.000 pagine, con migliaia di illustrazioni (700 illustrazioni nel testo, 1800 fuori testo, 320 tavole a colori) comprensive di ritratti di scena, locandine e immagini di manifesti, anche a piena pagina. All’opera collaborarono circa 200 studiosi italiani e quasi 400 stranieri. La prima tiratura di 10.000 copie fu seguita da un’unica ristampa di ulteriori 5.000 copie.
Uno dei collaboratori fu anche il nostro magnifico Nico Pepe, protagonista del (rarissimo) video che pubblico e che ho trovato grazie all’amico Lorenzo Mucci, insegnate di storia del teatro alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine.
Per introdurre il video quindi, quali migliori (anche se un po’ datate) parole delle due voci enciclopediche PANTALONE e PEPE Nico della mitica Enciclopedia dello spettacolo?
Spendete un po’ di tempo a leggerle e a vedere il rarissimo video realizzato dal Centro Maschere e Strutture Gestuali che tanto… paga Pantalone!*
PEPE Nico. – Attore drammatico e cinematografico Italiano, nato a Udine il 19 gennaio 1909. Marito dell’attrice drammatica e cinematografica CLARA AUTERI (nata a Venezia il 19 maggio 1920).
Esordì nel 1930, come generico, nella compagnia Lupi-BorboniPescatori diretta da Ruggero Lupi; passò quindi al ruolo di brillante nella compagnia Ruggeri (1932) e successivamente in quelle di A. Gandusio, D. Galli, P. Borboni, e, dal 1940 al ’43, nella Tòfano-Rissone-De Sica. Dopo la guerra ha assunto il ruolo di caratterista, che gli è più congeniale, dapprima a fianco di P. De Filippo, indi al T. Ateneo di Roma, di cui fu animatore e (1952-53) direttore. In seguito fondò e diresse (1955-57) il Piccolo Teatro della Città di Torino e (1957-58) il Teatro Stabile della città di Palermo. Nel 1959 ha fatto parte della compagnia del Piccolo Teatro di Milano. Collabora a questa Enciclopedia.
Formatosi nel gusto della caratterizzazione minuziosa e vivace, Pepe si è provato con successo, in questi ultimi anni, anche nel genere drammatico: particolarmente efficace, come nell’Arcibaldo del Diluvio di U. Betti (Roma, Teatro Ateneo, 1942), nel registro del grottesco. Altre sue interpretazioni: Louis nei Nostri sogni di Betti (comp. Tòfano-Rissone-De Sica, 1941), il fabbro Klešč in L’Albergo dei poveri di M. Gor’kij (Roma, Teatro Argentina, regia di P. Sharoff, 1944), il Farmacista in L’Uomo, la bestia, la virtù di L. Pirandello (compagnia P. De Filippo, 1946), Chlestakov nel Revisore di Gogol’ (Bologna, La Soffitta, 1948), il Pittore nel Processo di Kafka (Roma, Ateneo, 1949), Crysale in Les Femmes savantes di Molière (ivi, 1951; poi Piccolo Teatro di Torino, 1953), Fabrizio negli Innamorati di Goldoni (id.), Calandro in La Calandria di Bibbiena (id.), il Capocomico nei Sei personaggi in cerca d’autore (Piccolo Teatro di Milano, 1953), Napredone in Lulù di Bertolazzi (id.), Sior Todaro nelle Donne gelose di Goldoni (Festival di Venezia, 1956), Pantalone in Arlecchino servitore di due padroni (tournée del Piccolo Teatro di Milano, 1959).
Collabora periodicamente con articoli di vita teatrale a quotidiani e riviste (Corriere Lombardo, Dramma, Scenario, ecc.). Ha diretto la collana « I quaderni del Piccolo Teatro della Città di Torino » e preso parte a numerosissimi film. – Vedi voi. IV Tav. LXII; vol. V Tav. XXV.
O. S. (Ottavio Spadaro)
FILMOGRAFIA ESSENZIALE: 1936: I Due sergenti; 1938: Luciano Serra, pilota; 1940: Don Pasquale; ll Caualiere di Kruja; 1941: Teresa Venerdì; 1942; Confessione; Giarabub; La Contessa Castiglione; 1943: Quelli della montagna; 1944: Zazà; 1949: Riso amaro; 1950: Patto col diavolo; 1951: La Figlia del mendicante; 1952: Napoleone; Gli Angeli del quartiere; 1954: La Spiaggia; Gran Varietà; 1955: Il Visconte di Bragelonne ovvero Le Vicomte de Bragelonne; L’Intrusa; L’Orfana del ghetto; 1959: Les Tripes au soleil ovvero Questione di Pelle.
PANTALONE. – Maschera veneziana di « vecchio » nella commedia italiana dell’Arte. È una delle più antiche : il suo nome appare negli atti di un processo nel 1565 e figura tra i protagonisti del canovaccio (probabilmente il primo della commedia dell’Arte) rappresentato nel 1568 alla Corte di Baviera – di cui dà notizia Massimo Troiano –, dove ha già il cognome famoso « de’ Bisognosi ».
F. An. (Franca Angelini)
All’inizio si chiamava anche, semplicemente, il Magnifico ed era il ricco mercante che contrastava, in duetto comico, con lo Zanni, mettendo in evidenza i lati ridicoli della vecchiaia, che è anche avara, pedante, conservatrice, secondo una tradizione teatrale antichissima; il duetto del Magnifico e dello Zanni o, come allora si diceva, del veneziano e del bergamasco, è pertanto uno dei nuclei comici fondamentali dai quali si sviluppa la commedia dell’Arte. Al generico appellativo di Magnifico fu dato il nome di Pantalone, che ha un’etimologia discussa, ma è probabile derivi da Pantaleone, nome di un santo patrono, assai diffuso a Venezia e che ha in sé una qualche allusività comica; altri vollero da « pianta-leone » (perché i mercanti veneziani piantavano il Leone di S. Marco in ogni tena di nuovo acquisto), oppure dai calzoni lunghi portati dalla maschera originariamente, oppure, ed è ancora più improbabile, dal nome di un mimo greco cosi chiamato. Il cognome de’ Bisognosi rende esplicita la dipendenza, in qualche modo costante, della maschera dai «bezzi »; avaro o, più raramente, prodigo, ricco e, più tardi, anche povero, Pantalone talvolta soccorre i bisognosi. Il suo carattere oscilla sempre tra il serio e il faceto; così lo interpretò Giulio Pasquati (v.) il Magnifico dei Gelosi, forse il primo attore che condusse la maschera dal frammento comico all’organica commedia. Cecchini (v.; in arte Frittellino) definisce la parte di Pantalone « grave, ma vien però mescolata fra le ridicole per la lingua e vestimento »; la serietà del personaggio consiste nel « riprendere, persuadere, comandare, consigliare … non essendo mai detto personaggio inferior di conditione cittadina, o almeno di facultoso mercante ». Perrucci ne accentua gli aspetti ridicoli e negativi, pur senza dimenticare quelli seri: Pantalone è « un vecchio cadente, ma che voglia affettare la gioventù »; « figurando un vecchio mercadante avaro, stitico e facile a innamorarsi, e gli si dà anche la parte di consigliera, essendo quei saggi e venerandi padri di gran senno per le consulte »; anzi, per lui, la comicità della maschera scaturisce appunto dal contrasto tra i due elementi, vecchiaia venerabile e innamoramento da adolescente, che però coesistono. Tale duplicità rimane in Pantalone fino a Goldoni e a Gozzi.
Duplice era anche il colore del suo abito, rosso e nero; dapprincipio portava pantaloni lunghi a maglia rossi, poi, dal 1600, i calzoni sono fermati al ginocchio; farsetto pure rosso, giustacuore, alla cinta una borsa, o un fazzoletto, o una lama; sopra, la zimarra prima rossa poi; definitivamente, nera; calzava babucce e, in testa, un berretto, entrambi di tipo orientale; la sua fisionomia si completava di un lungo naso adunco, di una barbetta appuntita mentre il resto del volto era coperto dalla mezza maschera nera. Innumerevoli attori interpretarono la maschera di Pantalone: dal primo e più famoso, G. Pasquati (fine del XVI sec. e principio del successivo), a F. Ricci, J. Braga (XVII sec.), A. Riccoboni (fine del XVII sec.), C. Collalto e Cesare D’Arbes (XVIII sec.), agli interpreti goldoniani Moro-Lin, Mezzetti, Picello, Novelli, Zago e Baseggio.
Numerosi i tipi di vecchi nella commedia dell’Arte, che possano in certo modo considerarsi affini a Pantalone (o che almeno abbiano qualcosa di questo e qualcosa del Pedante): Zanobio (di Piombino), Cassandro (di Siena), Cassandrino (romano), Facanappa (veneto) e poi il Barone, Bernardone il Biscegliese.
FRANCIA. – In Francia, la fortuna di Pantalone era già vasta nella II metà del sec. XVI. Menzionato da numerosi scrittori, presente almeno dal 1570 in documenti iconografici, il tipo di Pantalone, spesso accoppiato a Zanni, era divenuto proverbiale. Le «pantalonnades » erano gustate da spettatori delle più varie condizioni, a cominciare da Caterina de’ Medici, stando a quanto scrive Brantôme. Al dicembre 1570 risale la prima testimonianza sicura della presenza di un Pantalone, e di uno Zanni, alla corte di Francia; e la compagnia dei Gelosi comprendeva, almeno nel viaggio compiuto nel 1573, il già citato Giulio Pasquati; nel 1608 è poi segnalata la presenza di un Pantalone negli Accesi: mentre nella compagnia di Tristano Martinelli questa maschera era interpretata da Federigo Ricci. Quando gli attori italiani presero a recitare, dapprima saltuariamente, al Petit-Bourbon, il Pantalone fu Cialace Arrighi (1645); più tardi ebbe molto successo G. B. Turri, che nel 1670 lasciò la Francia. Frattanto il tipo esercitava il suo fascino anche oltre i limiti della tradizione italiana: a parte i nomi francesi che assumono, nel recueil di Gherardi – dove Pantalone non è mai nominato – certi tipi minori come Persillet, Brocantin, Sotinet, Géronte, Gaufichon, che Duchartre assegna alla famiglia di Pantalone, notevole è la somiglianza tra il costume tradizionale di Pntalone e quello adottato dal celebre farceur Gaultier-Garguille. Nel periodo di chiusura del loro teatro (1697-1716), alcuni attori italiani recitarono alla Foire, e tra essi il P. Luigi Berlucci, nella compagnia di G. B. Costantini, nel 1712. Nella Nouvelle Troupe di Lelio il primo Pantalone fu Pietro Alborghetti (m. 1731); vennero poi Pietro Paghetti (m. 1732), Fabio Sticotti (m. 1741), Antonio Sticotti, Carlo Veronese (dal 1744), A. C. Collalto-Mattuzzi fino alia fusione (1762) con l’Opéra-Comique.
REGIONE DEL VENETO
GIUNTA REGIONALE – dipartimento per l’informazione
MEDIATECA REGIONALE – settore cinevideoteca
CENTRO MASCHERE e STRUTTURE GESTUALI
presenta:
“Gli interpreti contemporanei della commedia dell’arte – NICO PEPE”